Con l’avvento del 20esimo secolo abbiamo visto una proliferazione incredibile di materiali, per l’edilizia ma anche per la quotidianità di individui e famiglie. La plastica è uno di questi materiali, la cui storia si intreccia a doppio filo con quella della produttività industriale.

La prima plastica

Per sentir parlare di plastica per la prima volta bisogna tornare alla Grande Esposizione Internazionale di Londra del 1862. Qui Alexander Parkes presentò il “Parkesine”, un materiale organico derivato dalla cellulosa. Il materiale poteva essere trasparente, era malleabile se riscaldato, e poteva raggiungere una grande molteplicità di forme diverse.

Nel 1907 invece il Leo Baekeland creò la “bachelite”, una resina liquida che non bruciava, non bolliva, non si scioglieva in nessun acido o solvente comunemente disponibile. La bachelite poteva essere aggiunta a quasi tutti i materiali, come il legno, potenziandone alcune caratteristiche di base.

Ma la plastica per come la conosciamo e utilizziamo oggi nasce nel 1933, quando un laboratorio chimico scopre che la reazione tra etilene e benzaldeide genera il polietilene. 

Un materiale importantissimo come isolante, che vede i suoi primi impieghi nell’industria bellica, principalmente come isolante.

Nell’edilizia del mondo contemporaneo abbiamo svariati usi della plastica e diverse tipologie da cui attingere: i policarbonati, le plastiche termoindurenti, i materiali termoplastici, 

Policarbonati

I policarbonati sono principalmente usati nell’edilizia per la vetratura di serre ed edifici pubblici, e sono quasi infrangibili. Poiché le lastre di policarbonato sono praticamente infrangibili, i pannelli e le vetrate protettive vengono spesso installati ovunque sia necessario proteggere le persone e i beni da lesioni e danni.

Plastiche termoindurenti

Il poliuretano, materiale così largamente usato in edilizia, fa parte della categoria delle plastiche termoindurenti. 

Dall’isolamento alla copertura a spruzzo, per arrivare a costituire superfici d’uso in grado di resistere all’usura magistralmente.

Tra i termoindurenti possiamo annoverare anche le resine epossidiche, caratterizzate da elevata adesione, resistenza alla corrosione e ai comuni solventi, oli e sostanze chimiche. Ciò le rende ottime se utilizzate in determinati tipi di pavimenti. 

Termoplastiche

Fa parte della categoria delle termoplastiche il già menzionato polietilene, la “prima plastica” entrata in commercio e usata inizialmente per scopi militari. Si tratta di un materiale molto versatile, oggi molto usato in forma di fogli. Abbiamo anche il polipropilene, spesso usato in combinazione con altri materiali (come le fibre di vetro nel GFRP). Altri esempi di termoplastiche usate nei GFRP sono l’acrilonitrile-butadiene-stirene (noto come ABS), il PA66, che ci porta a parlare delle poliammidi.

Le poliammidi sono un tipo di materiale plastico in grado di resistere molto bene e tutti i più comuni solventi. 

Anche il PVC fa parte delle termoplastiche e in edilizia trova applicazione in pavimenti, rivestimenti, tubature e coperture a membrana monostrato. 

Abbiamo poi i polistireni (tra cui spicca il polistirene generico, cosiddetto GPPS) che diventano un elemento di base da cui produrre nuovi materiali. I polistireni trovano applicazione nella copertura dei tetti, nel cosiddetto “geofoam” e nell’isolamento. 

 

Abbiamo evitato una trattazione enciclopedica della materia, perché il nostro intento non è accademico. In generale, comunque, sarebbe impensabile oggi immaginare un’edilizia priva di plastiche, anche considerando le recenti scoperte in merito di plastica green.

La plastica è entrata nei nostri sistemi produttivi gradualmente, e sarà molto difficile sostituirla tutta.