Uno degli effetti poco noti degli incendi boschivi è il loro contributo all’indebolimento del suolo, che aumenta la vulnerabilità ai fenomeni di dissesto idrogeologico. 

Gli incendi boschivi comportano conseguenze nefaste, che vanno dalla distruzione degli ecosistemi all’inquinamento atmosferico e alla perdita di aree verdi. Tuttavia, un effetto spesso trascurato è l’aumento del rischio idrogeologico. Gli incendi rendono il suolo più fragile e suscettibile ai disastri naturali, generando detriti che, trasportati dalle piogge, possono danneggiare ulteriori ecosistemi. Vediamo qualche ulteriore dettaglio.

Gli incendi nei primi nove mesi del 2023

Nel corso dei primi nove mesi del 2023, in Italia sono andati in fumo circa 72.000 ettari di terreno, un aumento del 38% rispetto alla media registrata tra il 2006 e il 2022. Tra le numerose conseguenze negative di questi incendi, vi è l’indebolimento del suolo, che espone maggiormente al rischio idrogeologico. 

La Sicilia è una delle regioni italiane più colpite da entrambi i fenomeni di incendi e frane. 

È difficile confermare tali relazioni basandosi esclusivamente sui dati, poiché si tratta di fenomeni a lungo termine che richiedono un’analisi dettagliata della morfologia dei vari territori.

Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), entro il 2050 si prevede un aumento del 30% degli incendi boschivi a livello globale, e persino del 50% entro il 2100.

Impatto degli incendi

Questi incendi sempre più gravi hanno un impatto significativo sull’ambiente. Oltre al pericolo per la vita umana e alla distruzione di case e infrastrutture, gli incendi inquinano l’aria rilasciando gas serra, contribuendo così al riscaldamento globale e all’indebolimento dell’ecosistema. Inoltre aumentano la vulnerabilità del terreno agli agenti patogeni e ai parassiti.

L’azione delle piogge su un suolo indebolito è particolarmente pericolosa. Gli incendi causano l’impermeabilizzazione del terreno a causa dello strato di cenere sottile che si forma, impedendo al suolo di assorbire l’acqua piovana. Questa acqua scorre via, aumentando il rischio di alluvioni nelle aree circostanti, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici che portano a piogge più intense. Inoltre, i detriti generati dagli incendi possono trasformarsi in colate detritiche, causando ulteriori danni alle zone sottostanti. Gli incendi distruggono anche le radici degli alberi, che contribuiscono alla stabilità del suolo, creando così una maggiore vulnerabilità agli eventi franosi.

Il caso italiano

Il territorio italiano è maggiormente a rischio frane (8,7% del totale) rispetto alle alluvioni (5,4%). La Valle d’Aosta è la regione più colpita, con circa l’82% del suo terreno a rischio franoso. Altre regioni a rischio franoso significativo includono la Campania (19%), la Toscana e il Molise (entrambe al 16%). Per quanto riguarda le alluvioni, la Calabria è al primo posto con il 17% del territorio a rischio, seguita dall’Emilia-Romagna (12%) e dal Veneto (10%).

La Sicilia perde migliaia di ettari di vegetazione a causa degli incendi, tanto da dichiarare lo stato di crisi a fine luglio dello scorso anno. La Sicilia è stata una delle regioni italiane più colpite sia dagli incendi che dalle frane nel 2021, rendendola particolarmente esemplificativa e preoccupante poiché è esposta a un doppio rischio ambientale.