Siamo abituati a considerare i trasporti stradali e aerei come ai primi responsabili del cambiamento climatico, ma vanno aggiunti al conteggio anche i mezzi per il trasporto pubblico e le strade, più in generale. Anche queste ultime infatti possono venire danneggiate dal maltempo non ordinario generato dai cambiamenti climatici, e la loro manutenzione e ricostruzione di conseguenza porta a un investimento di energia consistente e che potrebbe essere paragonabile alla gestione ordinaria del traffico stradale privato e aereo.
Cambiamento climatico e principale impatto su strade e infrastrutture
Le inondazioni danneggiano le metropolitane e tutte le strutture di trasporto sotterraneo, giusto per citare il primo impatto che salta all’occhio. È certo importante potenziare il sistema drenante delle gallerie, ma da sola questa misura non è sufficiente.
Abbiamo un problema analogo con gli aeroporti, che spesso si trovano a basse quote lungo la costa, e che sono a rischio di innalzamento del livello del mare. Un altro problema molto comune negli aeroporti situati in Paesi equatoriali è l’impossibilità di decollo di alcuni modelli di aerei grandi, a causa del gran caldo.
Il binomio freddo e strada, poi, è tristemente noto: mentre il caldo estremo può causare la deformazione delle strade, i cicli di gelo e disgelo provocano crepe e buche nella pavimentazione.
Non c’è necessariamente un errore di progettazione, ma piuttosto un rischio (quello del cambiamento climatico) che non era stato previsto.
Cosi reali e costi sociali
Tutti questi fattori aggiungono costi alla progettazione e all’ammodernamento, oltre a diminuire l’affidabilità per gli utenti.
Chi usufruisce del trasporto pubblico, infatti, inizia a percepire i ritardi e i disservizi, e potrebbe rivolgersi a dei provider privati, inclusa l’auto di proprietà – per quanto le infrastrutture stradali malfunzionanti per il maltempo danneggino anche chi usa un’auto propria, chiaramente.
Lo stesso vale per i disservizi degli aeroporti, che potrebbero scoraggiare la mobilità o spingere a non voler affrontare spese alte per un biglietto aereo – visto che il valore percepito potrebbe essere inferiore rispetto al passato, dove i cambiamenti climatici erano prevedibili con maggiore precisione.
Però non pensiamo agli aeroporti associandoli alle vacanze e a sporadiche trasferte lavorative: gli aeroporti sono catene di approvvigionamento globali e riforniscono moltissime nostre aziende di materiali di varia lavorazione e provenienza, ma soprattutto valore. Quindi, un disguido aereo non è solo la lamentela di qualche famiglia e un albergo che cambia la sua prenotazione chissà dove nel mondo, è anche un pezzo di ricambio urgente per una macchina industriale, che non arriva in tempo e blocca così tutta la filiera e genera un impercettibile calo di PIL.
Insomma, non è sol una questione di generico amore per l’ambiente. Il cambiamento climatico può affliggere le nostre strade in modo a volte impercettibile, a volte visibilissimo e con gravi danno alla circolazione e alla società.
Sostenibilità deve tornare a essere una parola chiave.