In questi giorni non si fa che parlare del veto europeo di produzione di motori a combustione, da realizzarsi entro il 2035.

La decisione politica che sta percorrendo l’iter standard di approvazione è quella di mettere in soffitta la vendita delle auto a motore termico, privilegiando il trasporto elettrico. Hanno manifestato l’intenzione di opporsi al divieto l’Italia e la Germania, in nome di una transizione più lenta e più rispettosa dei necessari adeguamenti che il sistema produttivo dovrebbe fare per sostenere questa misura.

Sono stati sollevati in sede istituzionale i pro e i contro del veto, che stanno attraversando a più livelli anche il dibattito pubblico. Si parla principalmente di sostenibilità economica per gli individui, reale impatto ambientale e infine della modifica degli scenari geopolitici: dato che ogni produzione industriale è geolocalizzata, potenziarla va a “premiare” dei partner commerciali in senso di potere politico. In questo caso, il principale beneficiario di un improvviso picco di domanda delle auto elettriche sarebbe la Cina, a meno che il sistema produttivo europeo non riesca a mettersi al passo nel giro di 12 anni a partire da ora.

Pro e contro del passaggio totale all’elettrico

Abbiamo già annoverato tra gli aspetti contrari del passaggio completo all’elettrico il rapporto economico con produttori che attualmente sono quasi monopolistici, soprattutto se non c’è dall’altro lato un adeguamento delle linee produttive e della supply chain europea dell’automotive.

Non va poi dimenticata la questione della sostenibilità effettiva dell’acquisto per i cittadini: al momento, in Italia, un mezzo elettrico è al di sopra delle possibilità economiche di molte famiglie.

Questi due problemi sono i principali sollevati dai rappresentanti del Governo italiano contrari alla misura.

C’è però un forte vantaggio, che è il motivo principale del largo consenso che questa misura riscuote: la riduzione delle emissioni.

Entro il 2050 infatti l’Unione Europea ha fissato come obiettivo la riduzione del 90% delle emissioni di gas serra per i trasporti, rispetto al 1990. Secondo il cosiddetto Green Deal europeo, infatti, sarà opportuno raggiungere la neutralità climatica in un’ottica generale di riduzione delle emissioni di CO2.

Il motore elettrico è inoltre più silenzioso e ha una serie di vantaggi meccanici, tra cui anche la fine del cambio manuale e quindi maggior possibilità di concentrazione alla guida, ma migliore ripresa del mezzo, come anche l’eliminazione delle polveri sottili generate dall’usura dei freni tradizionali, giusto per citare i più lampanti (dato che l’auto elettrica come sappiamo è dotata di freni rigeneranti).

Tuttavia, la prevalenza della fonte dell’energia elettrica che attualmente alimenta le auto elettriche è fossile e quindi molti detrattori dell’elettrico sostengono che in realtà l’impronta al carbonio della produzione dell’auto, sommata a quella per produrre il carburante, possa portare a un conteggio favorevole all’auto a motore termico.

Gli studi a riguardo sono ancora in corso, e di certo questa argomentazione non è sufficiente per fermare la ricerca di un processo produttivo per i veicoli elettrici che sia più funzionale, meno costoso e più sostenibile. Constatare la realtà non significa non mantenersi aperti all’innovazione tecnologica.

Prestazioni

Un’altra obiezione comunemente sollevata è la scarsa prestazione dell’elettrico sulle lunghe percorrenze, vista la lentezza di ricarica, l’autonomia inferiore rispetto ai motori termici, oltre che l’attuale difficoltà di reperimento di colonnine funzionanti.

Inoltre, cosa ne sarà dei veicoli già prodotti? Questa è la principale obiezione sollevata dal ministro dei Trasporti tedesco Volker Wissing, che rigetta il veto e propone di accompagnarlo a una nuova disciplina sugli e-fuel, i carburanti sintetici che dovrebbero garantire un quantitativo inferiore di emissioni.

Un ultimo punto contrario all’elettrico è lo stoccaggio delle batterie esauste. Ad oggi, infatti, un rischio è quello di ritrovarsi con montagne di batterie da smaltire e nessuna filiera già funzionante per farlo adeguatamente e nel rispetto dell’ambiente.

L’iter politico

La mozione del Coreper (l’organismo responsabile della preparazione dei lavori del Consiglio europeo) verrà votata dal Consiglio UE nella prossima data utile. La mozione è contenuta in una più ampia proposta di Regolamento europeo approvata dal Parlamento europeo il 14 febbraio scorso. 

Il testo dovrà ora essere votato dal 55% degli Stati, che devono rappresentare almeno il 65% della popolazione europea. Questa maggioranza qualificata è necessaria perché il provvedimento vada avanti, quindi ora la battaglia politica di Italia e Germania è portare quanti più Stati membri dalla propria parte.